Otto e mezzo
Guido Anselmi è un affermato regista sulla quarantina, alle prese con la difficile realizzazione di un film sul quale si sente piuttosto confuso. In piena crisi esistenziale e creativa, si ritrova spesso a sognare di evadere dalla costante confusione del suo ambiente di lavoro per rilassarsi alle terme, simbolo di riposo e tranquillità, rifugio perfetto dalle continue pressioni della produzione e dai grattacapi sentimentali: è infatti diviso fra Luisa, la moglie borghese e apprensiva, e l'amante Carla, decisamente più ruspante e sensuale. Avvolto in un'atmosfera spesso onirica, il racconto si sviluppa tra fantasie e ricordi (come quello della casa romagnola dell'infanzia di Guido, o della sua scoperta della sessualità con la selvaggia Saraghina, la vagabonda della spiaggia riminese), alternando sogni a incubi, riflessioni a fatti reali, in una specie di «sgangherata seduta psicanalitica» (Morandini) con la quale il protagonista, evidente alter ego di Fellini, indaga sui rapporti con il proprio mestiere, con le donne, con il passato, con il futuro e con se stesso.